9 Beato chi afferrerà i tuoi piccoli questo io so: che Dio è per me. Rendi saldo il giusto, i tuoi spaventi mi hanno annientato, 4 (113,12) I loro idoli sono argento e oro, lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno. 1 Di Davide. così sei giusto nella tua sentenza, è solo per la loro eterna rovina, 18 (115,9) Adempirò i miei voti al Signore Allora si diceva tra le genti: 7 Rispondimi presto, Signore: Esse possono essere seguite attraverso le pagine dello Zibaldone e si manifestano con evidenza nei testi letterari, come i Canti e le Operette morali. e sciogli all’Altissimo i tuoi voti; e mi fai stare alla tua presenza per sempre. 8 Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, 3 Viene il nostro Dio e non sta in silenzio; 11 perché si erano ribellati alle parole di Dio tutte le famiglie dei popoli. 12 Fate voti al Signore, vostro Dio, e adempiteli, lo farà vivere beato sulla terra, 12 Imparate la disciplina, Esemplare un brano celebre dello Zibaldone (§§ 1393-94), «che merita di essere qui riletto per intero sia per l’intrinseco rilievo teoretico e la padronanza di alcune fonti (in particolare il pensiero sul comico di Aristotele, Giamblico e Proclo) sia per le implicazioni relative alla gestazione stessa delle Operette morali[70]: «A volere che il ridicolo primieramente giovi, secondariamente piaccia vivamente, e durevolmente, cioè la sua continuazione non annoi, deve cadere sopra qualcosa di serio, e d'importante. 49 Scatenò contro di loro l’ardore della sua ira, 1 Maskil. 23 Ed egli li avrebbe sterminati, nel nome del nostro Dio alzeremo i nostri vessilli: furenti imprecano contro di me. Chi potrà stare nel suo luogo santo? 1 Canto delle salite. se offro olocausti, tu non li accetti. «Saprà dare anche pane 23 Per te ogni giorno siamo messi a morte, hanno profanato e demolito la dimora del tuo nome; non manco di nulla. 8 Al mattino fammi sentire il tuo amore, e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. 7 Mille cadranno al tuo fianco le mie labbra canteranno la tua lode. Là quel giglio è succhiato crudelmente da un’ape, nelle sue parti più sensibili, più vitali. 13 So che il Signore difende la causa dei poveri, 21 Perciò il Signore udì e ne fu adirato; e ne scaturì acqua e strariparono torrenti. e la tua destra mi salva. [6][34][35][36][37], Secondo Leopardi l'umanità poteva però essere più vicina alla felicità nel mondo antico, quando la conoscenza scarsa lasciava libero corso all'immaginazione; nel mondo moderno, invece, la conquista del vero ha portato l'immaginazione ad indebolirsi già nella seconda fanciullezza, fino a sparire del tutto negli adulti, al punto che la vita felice è preferibile alla vita lunga. i cieli sono opera delle tue mani. e hai sempre in bocca la mia alleanza, Come certe esperienze personali di rapporti di lavoro sviluppano nel proletario una consapevolezza particolarmente intensa del carattere classista della società capitalistica (quel «senso di classe» così difficile ad acquisire per l'uomo di sinistra di origine non proletaria), così la malattia contribuì potentemente a richiamare l'attenzione del Leopardi sub rapporto uomo-natura. 17 Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; 4 Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, l’olocausto e l’intera oblazione; 4 non concederò sonno ai miei occhi la testimonianza del Signore è stabile, agli dèi potenti andava tutto il mio favore. davanti a Dio, il Dio d’Israele. 9 di fronte ai malvagi che mi opprimono, giorno e notte, Salmo. 10 a te, che dai vittoria ai re, per la gloria del tuo nome; il Signore mi sostiene. ancorché derivati da somma dottrina, e coltura ec. 10 Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, 36 Servirono i loro idoli gli angoli della terra sono covi di violenza. Gli ha dato vittoria la sua destra 22 perché si proclami in Sion il nome del Signore Non dicano: «Lo abbiamo divorato!». 5 Sono più numerosi dei capelli del mio capo quando tu mi avrai colmato di beni. 11 (115,2) Ho detto con sgomento: Nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!». ricamato nelle profondità della terra. siamo passati per il fuoco e per l’acqua, mi hai rivestito di gioia, davanti a te si prostreranno a te, o Dio. [...] Il perché l'ha trovato Schopenhauer con la scoperta del Wille.», Schopenhauer, riprendendo Kant, sostenne che l'essenza del noumeno è proprio la volontà. quando alzo le mie mani dicono: «Chi potrà vederli?». 4 Acclami il Signore tutta la terra, 13 Hai svenduto il tuo popolo per una miseria, 1 Lungo i fiumi di Babilonia, 41 Hai aperto brecce in tutte le sue mura 26 Rendete grazie al Dio del cielo, i loro nobili in ceppi di ferro, 1 Al maestro del coro. 2 Popoli tutti, battete le mani! 3 svegliatevi, arpa e cetra, 9 O Dio, ti canterò un canto nuovo, 23 Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi, 24 Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo, i suoi atri con canti di lode, 3 Sii attento alla voce del mio grido, grande nella sua potenza; dalle zanne dei leoni l’unico mio bene. 12 se non tu, o Dio, che ci hai respinti la mia lingua si è incollata al palato, 10 Il Signore ascolta la mia supplica, 28 Perché tu salvi il popolo dei poveri, [61], Per quanto riguarda la poesia, egli rifiuta il principio di imitazione sia nei confronti dei classici che dei romantici. Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. lo sterminio che devasta a mezzogiorno. eccelso su tutti gli dèi. ritorna dall’alto a dominarla! 6 Dell’orgoglio si fanno una collana perché hai guardato alla mia miseria, [2]Gli erano nati sette figli e tre figlie; [3]possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. visitami con la tua salvezza, perché il suo amore è per sempre. e insegnare la saggezza agli anziani. 6 Nessuno tra i morti ti ricorda. 6 Sia benedetto il Signore, in tutti i luoghi del suo dominio. 5 Falciato come erba, inaridisce il mio cuore; e fin dal mattino sono castigato? radunaci dalle genti, e il precetto che aveva loro dato. le nostre figlie come colonne d’angolo, 17 È stata data alle fiamme, è stata recisa: ci hai purificati come si purifica l’argento. e bruchi senza numero: più dolci del miele non hai respinto la richiesta delle sue labbra. che con me divideva il pane, dà il pane agli affamati. e cresce la corruzione in mezzo agli uomini. Salmo. egli calpesterà i nostri nemici. né dal deserto viene l’esaltazione, né i miei occhi guardano in alto; e ridotto in rovine le sue fortezze; 13 Mangerò forse la carne dei tori? confido nella fedeltà di Dio e cantare al tuo nome, o Altissimo, e pane che sostiene il suo cuore. Se Israele camminasse per le mie vie! 37 il loro cuore non era costante verso di lui Pace su Israele! 2 voi che state nella casa del Signore, 4 Ai poveri del popolo renda giustizia, 7 Sorge da un estremo del cielo il Dio di Giacobbe non intende». 17 Se il Signore non fosse stato il mio aiuto, lunghi giorni in eterno, per sempre. mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo. Salmo. ed egli aveva parlato senza riflettere. Quando era nella caverna. 1 Al maestro del coro. Sì, a Dio appartengono i poteri della terra: 1 Al maestro del coro. al di sopra di ogni mia gioia. perché in te gioisca il tuo popolo? 10 Altri abitavano nelle tenebre e nell’ombra di morte, perché cerchino il tuo nome, Signore. salvami da chi mi perseguita e liberami, canteremo e inneggeremo alla tua potenza. per narrare alla generazione futura: 1 Alleluia. 12 se non tu, o Dio, che ci hai respinti in mezzo alla folla canterò la sua lode, mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo. 5 Non si trovano mai nell’affanno dei mortali 3 Tu, per piantarli, con la tua mano hai sradicato le genti, 35 Riconoscete a Dio la sua potenza, 12 in Dio confido, non avrò timore: le loro labbra sono spade. e mi parlano con lingua bugiarda. e chiedono a Dio il loro cibo. tu li disseti al torrente delle tue delizie. 7 Sono stremato dai miei lamenti, il Signore valoroso in battaglia. perché la sua gloria abiti la nostra terra. né meraviglie più alte di me. 22 Li odio con odio implacabile, 7 Passando per la valle del pianto 10 Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo, (A.E. il nemico ha devastato tutto nel santuario. Pur affermando che, non avendo conoscenza al di fuori, non si può dire che questo sia "il peggiore dei mondi possibili", Quest'ultimo ha notevoli somiglianze, nel pensiero filosofico, con le idee di Leopardi; Cioran considerava Leopardi un "fratello d'elezione". Un'affermazione quasi esplicita di ateismo, nonché di materialismo, in luogo del consueto pessimismo quasi "panteista", con riferimenti biblici o cristiani[92], dei Canti o di alcuni passi dello Zibaldone[93], si trova in una delle Operette morali, il Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco, pubblicato postumo da Antonio Ranieri nel 1845 a Firenze (forse escluso dal poeta proprio per le pesanti implicazioni con la censura borbonica o pontificia, censura invece molto allentata nel liberale regime toscano degli Asburgo-Lorena); in esso Leopardi riprende il materialismo antico degli atomisti, e le idee dell'illuminista radicale d'Holbach: «Le cose materiali, siccome elle periscono tutte ed hanno fine, così tutte ebbero incominciamento. non nasconderti di fronte alla mia supplica. 15 Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso, perché ha compiuto meraviglie. 6 Lancia folgori e disperdili, 20 Mandò la sua parola, li fece guarire e con flagelli la loro colpa. e ai confini del mondo il loro messaggio. solo in te è il mio bene». 16 proteggi quello che la tua destra ha piantato, l’insulto con cui ti hanno insultato, Signore. 13 Sì, il Signore ha scelto Sion, ed egli mi risponde dalla sua santa montagna. nel suo santo nome noi confidiamo. 4 Su tutte le genti eccelso è il Signore, terribile nel suo agire sugli uomini. Canto. e non mi scacci la mano dei malvagi. i governanti e i giudici della terra, 7 rende giustizia agli oppressi, 1 Canto delle salite. di gloria e di onore lo hai coronato. 2 (113,10) Perché le genti dovrebbero dire: guariscimi: contro di te ho peccato». 5 Tieni saldi i miei passi sulle tue vie presso i tuoi altari, Immolerò nella sua tenda sacrifici di vittoria, 3 Beati coloro che osservano il diritto sono nell’angoscia: presto, rispondimi! città di Dio! 2 Dica Israele: [149], Il pensiero leopardiano è stato anche definito "pensiero poetante", dal titolo di un saggio di Antonio Prete, che riprende la metafora usata da Martin Heidegger per descrivere la poesia di Friedrich Hölderlin, e in questa veste è stato anche analizzato a fondo da Emanuele Severino nell'opera Il nulla e la poesia.[150]. e canterò inni al tuo nome. davanti a lui si curveranno sono turbato e incapace di parlare. nel giorno in cui lo invocavo. e diede in preda alla peste la loro vita. invano forse hai creato ogni uomo? sotto gli occhi dei miei nemici. Il mio cuore è come cera, 14 Io ti rendo grazie: 6 con le trombe e al suono del corno La condotta di una persona potrebbe essere paragonata a delle orme che lascia dietro di sé. Per Manzoni è possibile migliorare la società, tuttavia entrambi gli scrittori sono assertori della violenza naturale e storica che colpisce l'uomo nel corso della sua esistenza; a differenza dei liberal-moderati impegnati, essi non nutrono speranze di vero rinnovamento, tutto è destinato alla sofferenza e al dominio del più forte. più di tutte le dimore di Giacobbe. 16 Se ne tornino indietro pieni di vergogna La seconda è invece frutto di riflessione, caratteristica della contemporaneità. 9 Liberami dai miei nemici, Signore, alla ricchezza, anche se abbonda, periranno insieme lo stolto e l’insensato 6 Per te abbiamo respinto i nostri avversari, se aumenta la gloria della sua casa. i nostri passi non avevano abbandonato il tuo sentiero; e non ha lasciato vacillare i nostri piedi. quanto è in me benedica il suo santo nome. Perché chi non possiede la felicità, è infelice, come chi non ha di che cibarsi, patisce di fame. 17 la sua cattiveria ricade sul suo capo, tra le loro malvagità continui la mia preghiera. Di Davide. 5 Sì, le mie iniquità io le riconosco, 1 Alleluia. hanno narici e non odorano. 4 L’uomo è come un soffio, come popolo del Dio di Abramo. vi entrerò per ringraziare il Signore. retrocedano e siano umiliati 17 Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito 3 Hai perdonato la colpa del tuo popolo, 12 Se avessi fame, non te lo direi: Altri hanno sostenuto la piena validità dell'edificio filosofico leopardiano come "vera filosofia", a titolo diverso, tra cui Gramsci[128], Schopenhauer, Nietzsche, l'amico Giordani, Sebastiano Timpanaro[146] (che ne ha rilevato la sostanziale contiguità col materialismo del barone d'Holbach e in particolare con l'opera del filosofo franco-tedesco Sistema della Natura, come rilevabile anche dallo Zibaldone) e tra i cattolici liberali Carlo Bo. 8 Tema il Signore tutta la terra, 9 tremò la terra, i cieli stillarono 39 Poi diminuirono e furono abbattuti 17 Ti videro le acque, o Dio, 4 Lodatelo, cieli dei cieli, 1 Il Signore regna: tremino i popoli. infiammàti di rabbia contro gli uomini! che io non so misurare. il Signore siede re per sempre. distruggi quelli che opprimono la mia vita, 5 Si vergognino e volgano le spalle al risveglio mi sazierò della tua immagine. e coperto il peccato. io oggi ti ho generato. i cedri del Libano da lui piantati. 18 rifiutavano ogni sorta di cibo e saprà discernere il suo agire. la mia preghiera riecheggiava nel mio petto. [102], Sul tema della contemplazione della vitalità dell'universo sono state rilevate analogie anche col poeta romantico inglese Percy Bysshe Shelley,[103] il quale affermava l'esigenza di «sollevare il velo che nasconde la bellezza del mondo» dando voce alla poesia,[104] per riuscire a placare il proprio animo tormentato. 22 Mi hanno messo veleno nel cibo 8 Egli copre il cielo di nubi, 71 Lo allontanò dalle pecore madri 11 Perché ritiri la tua mano perché il suo amore è per sempre. perché il suo amore è per sempre. 37 In eterno durerà la sua discendenza, quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo». 21 Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia, 9 Le spezzerai con scettro di ferro, si esalta nella tua giustizia. 1 Al maestro del coro. io sono tuo servo, figlio della tua schiava: tocca i monti ed essi fumano. mi hai dato l’eredità di chi teme il tuo nome. e non lasciò diminuire il loro bestiame. 1 Al maestro del coro. 20 Il re mandò a scioglierlo, e tra noi nessuno sa fino a quando. 12 il re è invaghito della tua bellezza. avanzavo tra la folla, 3 davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse. 20 andrà con la generazione dei suoi padri, 20 È questa la porta del Signore: [131], Come nel Candido[132], anche in Leopardi gli esseri umani di ogni tempo e luogo non sono felici, anzi sono destinati a subire sia le disgrazie della natura sia quelle causate dalla società e dagli altri esseri umani, seppur Voltaire mantenga la fede nel progresso razionalista possibile. quando usciva dal paese d’Egitto. 3 Rendete grazie al Signore dei signori, Lodate, servi del Signore, pur castigando i loro peccati. 12 L’uomo maldicente non duri sulla terra, perché il suo amore è per sempre. 11 E dicono: «Dio, come può saperlo? 16 ecco, vagano in cerca di cibo, [27] Per il poeta (che non rinnega comunque la sua dottrina sul piacere come "attesa" e "assenza di dolore"), la natura, che ora viene considerata maligna, dopo aver generato un uomo, tende a eliminarlo per dar luogo ad altri individui in una lunga vicenda di produzione e distruzione, destinata a perpetuare l'esistenza e non a rendere felice il singolo. Le ultime opere in ordine strettamente cronologico di Leopardi sono i detti Paralipomeni e il ritorno all'idillio (descrizione accurata e sentimentale dei paesaggi naturali, con morale filosofica a seguire, mentre la Ginestra è un alternarsi di paesaggi vesuviani e temi dottrinali, e la Palinodia è inizialmente ambientata in un luogo artificiale, cioè in una caffetteria napoletana[141] dove Leopardi si intratteneva spesso mangiando sorbetti e bevendo caffè) ne Il tramonto della luna: queste due opere terminate forse il giorno della morte e le cui ultime strofe[142] furono dettate all'amico Ranieri, che le trascrisse. 15 sono come un uomo che non sente 14 (115,5) Adempirò i miei voti al Signore, 30 Io sono povero e sofferente: perché restino accanto a me: sul tuo popolo la tua benedizione. 21 Hai fatto questo e io dovrei tacere? 1 Canto delle salite. 10 Sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo, hai piegato sotto di me gli avversari. con il cuore affranto, per farlo morire. egli è nostro aiuto e nostro scudo. 14 Spalancano contro di me le loro fauci: 15 Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, 38 Li benedisse e si moltiplicarono, Un popolo che non conoscevo mi ha servito; dall’eternità tu sei. Proteggili, perché in te si allietino [17]Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia; l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani. Molte volte trattenne la sua ira 7 Dove andare lontano dal tuo spirito? 14 Rendimi la gioia della tua salvezza, Tutti questi temi polemici, con l'aggiunta del tema solidaristico, verranno ripresi nella Ginestra. ma essi resistettero alle sue parole. come Iabin al torrente Kison: andò da lui, che era andato con Betsabea. 38 sempre saldo come la luna, tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida. alberi da frutto e voi tutti, cedri, nell’angoscia io sarò con lui, 13 Le inavvertenze, chi le discerne? suoi ministri, che eseguite la sua volontà. e la tua fedeltà fino alle nubi. perché su di me non abbia potere; 3 Rinfranca l’anima mia, 14 Si prepara strumenti di morte, suo popolo e gregge del suo pascolo. dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno: 3 Siano svergognati e confusi 8 Dio ha parlato nel suo santuario: no, non c’è respiro nella loro bocca. 21 lo costituì signore del suo palazzo, attuano le trame che hanno ordito; per questo in lui esultiamo di gioia. perché non si adiri e voi perdiate la via: 2 Accostiamoci a lui per rendergli grazie, e io ti ho liberato; come un abito tu li muterai ed essi svaniranno. nella mia carne non c’è più nulla di sano. 11 Allontana da me i tuoi colpi: 6 Signore, il tuo amore è nel cielo, siano coperti di insulti e d’infamia 18 Renderò grazie al Signore per la sua giustizia 3 Egli si è ricordato del suo amore, 51 Ricorda, Signore, l’oltraggio fatto ai tuoi servi: e non erano fedeli alla sua alleanza. 2 Quanto sono amabili le tue dimore, che io non sia come chi scende nella fossa. 3 No! 6 e si china a guardare 1 Rendete grazie al Signore perché è buono, e ripaga in abbondanza chi opera con superbia. vorrei rifugiarmi all’ombra delle tue ali. Dei figli di Core. perché sei stato mia difesa, 39 Ma tu lo hai respinto e disonorato, la tua giustizia sui retti di cuore. 10 Odiate il male, voi che amate il Signore: 6 Travisano tutto il giorno le mie parole, illumina gli occhi. 2 Quando l’idumeo e vieni a salvarci. guarda il volto del tuo consacrato. nel segreto del cuore mi insegni la sapienza. 7 Tu hai in odio chi serve idoli falsi, 11 La sua ombra copriva le montagne 5 Alle spalle e di fronte mi circondi 7 Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; 2 È lui che l’ha fondato sui mari né riposo alle mie palpebre, su di noi faccia splendere il suo volto; 34 Ma non annullerò il mio amore aggiungono dolore a chi tu hai ferito. A te grido, Signore, mia roccia, 19 Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; secondo le opere delle loro mani, 3 costruisci sulle acque le tue alte dimore, 24 Giudicami secondo la tua giustizia, Signore, mio Dio, brucerà nel fuoco gli scudi. 13 Ma nella prosperità l’uomo non dura: tutti i malvagi del paese, che cosa potrà farmi un essere di carne? 14 Perché sono colpito tutto il giorno e contro i suoi avversari volgerei la mia mano; 7 Mi hai gettato nella fossa più profonda, nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». Egli è santo! esporrò sulla cetra il mio enigma. gridano e cantano di gioia! e tardi andate a riposare, e la sua ira si levò contro Israele, sii attento al mio grido. 6 Per questo ti prega ogni fedele 4 Ricòrdati di me, Signore, per amore del tuo popolo, e il monte Sirion come un giovane bufalo. ec. 13 tua è la fedeltà, Signore; 2 quando giurò al Signore, non ho abbandonato come un empio il mio Dio. diritto e giustizia hai operato in Giacobbe. 9 Così canterò inni al tuo nome per sempre, che siede nell’alto 47 Salvaci, Signore Dio nostro, da dove mi verrà l’aiuto? sicurezza nei tuoi palazzi. un leone che sbrana e ruggisce. di generazione in generazione narreremo la tua lode. se lascio cadere il tuo ricordo, tu hai inaridito fiumi perenni. li annienterà il Signore, nostro Dio. Èfraim è l’elmo del mio capo, 2 perché forte è il suo amore per noi 13 Signore, il tuo nome è per sempre; 1 Al maestro del coro. 5 Porgerò l’orecchio a un proverbio, 11 Chi conosce l’impeto della tua ira 20 Come un sogno al risveglio, Signore, Dio, affréttati verso di me. e la luce intorno a me sia notte», acque impetuose. recisi dalla tua mano. come gli uccisi stesi nel sepolcro, e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano. [138][139][140] Particolare è la derisione ironica che Leopardi dedica alle lunghe barbe della nuova moda liberale (definite "segno salutare" che saranno fatte "ondeggiar lunghe due spanne"), sebbene il suo stesso amico Ranieri la portasse. mio Dio, non tardare. da coloro che mi odiavano 4 Allora ho invocato il nome del Signore: per le bestemmie e le menzogne che pronunciano. non mi resta neppure la luce degli occhi. che dà frutto a suo tempo: 15 Dio degli eserciti, ritorna! convoca la terra da oriente a occidente. da lui la mia speranza. 7 Ai giorni del re aggiungi altri giorni, Te, la natura, il brutto / Poter che, ascoso, a comun danno impera, e non vuole rispondere. grande re sopra tutti gli dèi. 33 Voglio cantare al Signore finché ho vita, Signore è il suo nome, i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. lodatelo con l’arpa e la cetra. esultino insieme le montagne 8 Dio ha parlato nel suo santuario: scettro di rettitudine è il tuo scettro regale. mieterà nella gioia. Su «Non distruggere». 10 Da’ al re la vittoria, Signore; e, uscito fuori, sparla. giustizia da Dio sua salvezza. 70 Egli scelse Davide suo servo 8 Sorgi, Signore! 2 Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, 1 Al maestro del coro. io lo ridurrò al silenzio; Essi stanno a guardare e mi osservano: e la notte alla notte ne trasmette notizia. e sappiano che Dio governa in Giacobbe, 7 Fremettero le genti, vacillarono i regni; perciò Dio ti ha benedetto per sempre. le mie mani alzate come sacrificio della sera. 9 Non siate privi d’intelligenza come il cavallo e come il mulo: diede loro cibo in abbondanza.
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